difficoltà affettivo-relazionali

Disturbi della sfera emotivo-relazionale ed affettiva

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Le difficoltà affettivo-relazionali sono un insieme di sofferenze e disagi, temporanei o duraturi, relativi tanto alla sfera comunicativa quanto a quella emotiva e affettiva; possono interessare bambini, ragazzi e adulti.

Alla base di tali difficoltà o disturbi possiamo spesso ritrovare delle disfunzionali rappresentazioni di sé e del mondo, legami affettivi problematici, eventi altamente stressanti o traumatici, rigide e distorte convinzioni o una tendenza ad ingigantire alcuni aspetti negativi della realtà, oltre all’eventuale contributo di alcuni aspetti strettamente caratteriali, come un’eccessiva introversione e difficoltà d’identificazione ed espressione emotiva.

Le modalità con le quali questi disturbi possono manifestarsi sono varie: stati di ansia, rabbia e aggressività, isolamento e ritiro sociale, passività, iperattività, sentimenti d’impotenza, comportamenti oppositivi, di rifiuto, fortemente conflittuali, evitanti o dipendenti, scarsa autostima, apatia, insicurezza, timore di non essere all’altezza, difficoltà di socializzazione, ansia e depressione; vi è inoltre la possibilità dell’insorgenza di sintomatologia psicosomatica.

La qualità delle nostre relazioni è un fattore determinante per il nostro benessere di vita quotidiano, ma non sempre le relazioni risultano di facile gestione e possono perciò anche causare stati di sofferenza derivanti da intensa conflittualità, difficoltà comunicative e di comprensione, aspettative irrealistiche, rancori e sentimenti di solitudine o confusione relativa a specifiche relazioni e legami affettivi.

La durata e soprattutto l’intensità di tali difficolta affettivo-relazionali può compromettere la vita sociale, lavorativa, scolastica e familiare della persona.

Specialmente per quanto riguarda la fascia evolutiva infantile, pre-adolescenziale e adolescenziale, ma anche per giovani adulti e adulti relativamente ai rispettivi contesti e situazioni di vita, le situazioni più comunemente riscontrate sono le seguenti:

  • difficoltà di separazione dai genitori, dal partner o altre figure significative;
  • difficoltà nell’instaurare relazioni con i coetanei e/o ricerca di un rapporto esclusivo;
  • difficoltà nella gestione delle emozioni: inibite o causa di un’eccessiva irrequietezza;
  • prevaricazioni e prepotenza;
  • difficoltà del sonno e del ritmo sonno-veglia;
  • alcuni sintomi psicosomatici;
  • ansia da prestazione e ansia scolastica/lavorativa;
  • mancanza d’interesse, apatia, isolamento, diminuzione o assenza di reazioni emotive;
  • frequenti episodi di rabbia e forte intolleranza.


Tali difficoltà possono frequentemente emergere all’interno dell’ambito scolastico/lavorativo o in ambienti di socializzazione extra-familiari.

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Domande Frequenti

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Durante il primo colloquio, lo psicologo si presenta e fornisce le informazioni relative alla propria metodologia di lavoro, chiede informazioni relativamente alle problematiche che hanno portato la persona a richiedere un aiuto, ed insieme vengono concordati gli obiettivi e le modalità e tempistiche del trattamento.

Verranno raccolte informazioni rispetto allo specifico disagio, al contesto di vita, la storia personale e la motivazione ad avviare un percorso.

La principale finalità dei primi colloqui sarà quella di una reciproca conoscenza volta alla costruzione di un rapporto di alleanza e fiducia.

Lo psicologo è tenuto al Segreto Professionale, secondo i relativi articoli (11, 12, 13, 14, 15, 16, 17) del Codice Deontologico degli Psicologi Italiani, pertanto tutte le comunicazioni tra psicologo e paziente rimangono riservate e protette dalla legge. Le uniche eccezioni riguardano, come in qualsiasi altro settore professionale, eventuali minacce di pericolo per te o per altre persone.

Per i minori di 18 anni è necessario il consenso informato di entrambi i genitori o dei tutori (art.31 del Codice Deontologico degli Psicologi Italiani).

Nel lavoro con i minori, in base alla valutazione del caso, è inoltre altamente auspicabile una collaborazione con la coppia genitoriale o eventualmente con l’intero nucleo familiare.

È possibile interrompere il trattamento in qualsiasi momento, è comunque consigliato discuterne prima insieme allo psicologo, al fine di individuare insieme le motivazioni e le modalità di conclusione.